Uscito a febbraio di quest’anno, Mamma non piangere n.
3 viaggia tra dialoghi, squilli di citofono e tradizionalismo puro, quasi a
voler disegnare un disordine “ordinato”
Milano è una delle metropoli musicali che più hanno
dato alla musica di ogni genere. Quando poi si parla di rock i gruppi della
città della Madonnina hanno sfondato in molte occasioni, anche all’estero. Ma
in un movimento europeo come quello del “Rock in Opposition” i discorsi
da farsi sono un po’ più complessi.
Partiamo allora dalla definizione di “Rock In
Opposition” nato grazie all’omonima manifestazione, tenutasi il 12
marzo 1978 a Londra, ed organizzata dalla band inglese Henry
Cow con il supporto del British Arts Council. Già,
gli Henry Cow gruppo
musicale avant-prog inglese fondato all’Università di
Cambridge nel lontano 1968 dai polistrumentisti Fred Frith e Tim
Hodgkinson.
L’avversione per la musica commerciale degli Henry Cow, ha tenuto il gruppo lontano dall’industria musicale dominante, permettendo invece la sperimentazione di nuovi generi. Infatti coniugando lo sperimentalismo musicale con l’impegno politico, gli Henry Cow hanno partecipato alla fondazione del Rock In Opposition (insieme agli italiani Stormy Six e agli Univers Zero), diventato in breve tempo punto di riferimento della musica indipendente europea per tutti gli anni settanta.
L’avversione per la musica commerciale degli Henry Cow, ha tenuto il gruppo lontano dall’industria musicale dominante, permettendo invece la sperimentazione di nuovi generi. Infatti coniugando lo sperimentalismo musicale con l’impegno politico, gli Henry Cow hanno partecipato alla fondazione del Rock In Opposition (insieme agli italiani Stormy Six e agli Univers Zero), diventato in breve tempo punto di riferimento della musica indipendente europea per tutti gli anni settanta.
Il loro genere musicale è un progressive
rock lontano da quello romantico dei Genesis o degli Yes,
molto influenzato dalla musica sperimentale, dal jazz e
dalla musica contemporanea.
La voce secondo cui il gruppo avrebbe scelto il nome Henry Cow in omaggio al compositore statunitense Henry Cowell è stata più volte smentita dai membri stessi ed infatti, secondo Hodgkinson, il nome viaggiava nell’aria alla fine del 1968 e sembrava semplicemente un buon nome per un gruppo, senza riferimenti particolari.
La voce secondo cui il gruppo avrebbe scelto il nome Henry Cow in omaggio al compositore statunitense Henry Cowell è stata più volte smentita dai membri stessi ed infatti, secondo Hodgkinson, il nome viaggiava nell’aria alla fine del 1968 e sembrava semplicemente un buon nome per un gruppo, senza riferimenti particolari.
Ma l’obiettivo principale è quello di opporsi alla
logica delle case discografiche creando una musica indipendente, lontana da
obiettivi commerciali.
Parlando della cooperativa musicale Mamma non
piangere, questo discorso anticipatorio che abbiamo voluto fare, possiamo
dire che calza a pennello. Il gruppo di cui ci occupiamo, infatti, inaugurò un
genere demenziale molto tempo prima che sulle scene calassero gruppi come Elio
e le Storie Tese o gli stessi Skiantos. Il loro esordio, risale al 1974, quando
in Italia, da lì a poco, sarebbe scoppiata la rivoluzione delle radio libere e,
negli anni successivi, avrebbero preso piede festival come quelli del Parco Lambro o
gruppi come gli Osanna, Perigeo, Arti
e Mestieri,Orme, Battiato e
così via.
I Mamma non piangere sono passati,
come altre band, attraverso autofinanziamenti soprattutto per il loro disco di
debutto che, di fatto, inaugurava quel genere demenziale al quale facevamo
riferimento prima.
Ora, dal loro esordio, sono passati ben trentacinque
anni e il loro ritorno è coronato da questo “Mamma non piangere n. 3”
che conferma la loro irridente stralunatezza zappiana del quale ne parla, in un
bell’articolo, un certo Moni Ovadia.
Ma dei due precedenti lavori del gruppo ne parla anche Antonello
Crestiin quel suo Solchi Sperimentali Italia – 50 anni di
italiche musiche altre così come nell’intervista rilasciata allo stesso autore
dal leaderTommaso Leddi che per far capire le radici e la sostanza
reale del gruppo così afferma: “ Suonavamo tanto dal vivo, in ambiti che
andavano dai festival come quelli di Tubingen al Festival di Rock in Opposition
a Lubiana ecc,” ma anche alle feste dell’Unità e così via”. Probabilmente la
loro fortuna sta nell’aver avuto apporti di musicisti quasi sempre diversi
presenti in formazione, una sostanzialità questa che li porta ad essere
definiti una sorta di ensamble rotante, così come la loro creatività sta di
sicuro in quel costante contatto con il pubblico.
Ma torniamo al n. 3 ed a quei rotanti brani inseriti in questo loro ultimo lavoro.
Uscito a febbraio di quest’anno, Mamma non piangere n. 3 viaggia tra dialoghi, squilli di citofono, tradizionalismo puro quasi a voler disegnare, un disordine “ordinato” ma libero da schemi tipici ai quali, spesso, con il prog facciamo riferimento. Infatti, la “zappianità” dell’ensamble è l’aggettivo che più calza a questa band milanese perché il senso della musica zappiana, come quella di questa band, è la libertà pura sia nella composizione che nella produzione e nell’esecuzione. Un po’ come lo furono i Gentle Giant. Provare per crederci e per farlo vale la pena ascoltare con attenzione questo Mamma non piangere n. 3 che a noi ha stimolato davvero un buon’umore. E con i tempi che corrono è difficile trovarne.
Ma torniamo al n. 3 ed a quei rotanti brani inseriti in questo loro ultimo lavoro.
Uscito a febbraio di quest’anno, Mamma non piangere n. 3 viaggia tra dialoghi, squilli di citofono, tradizionalismo puro quasi a voler disegnare, un disordine “ordinato” ma libero da schemi tipici ai quali, spesso, con il prog facciamo riferimento. Infatti, la “zappianità” dell’ensamble è l’aggettivo che più calza a questa band milanese perché il senso della musica zappiana, come quella di questa band, è la libertà pura sia nella composizione che nella produzione e nell’esecuzione. Un po’ come lo furono i Gentle Giant. Provare per crederci e per farlo vale la pena ascoltare con attenzione questo Mamma non piangere n. 3 che a noi ha stimolato davvero un buon’umore. E con i tempi che corrono è difficile trovarne.
Per fortuna che ci sono i Mamma non piangere guidati
da quel Lorenzo Leddi che quale leader sprona bene i suoi a
creare brani come quelli contenuti in quest’album, fatti di non sense, ironia,
avanguardia colta, jazz, musica da circo, musica da banda di paese.
Per farla breve musica che rompe la realtà, popolare,
ma che pesca in quelle dissonanze alle quali accennavamo; e ci rendiamo conto
che questa volta i brani non li abbiamo analizzati uno per uno, come sempre
facciamo, ma questo disco, pur in una sua discontinuità è imprescindibile da
un’ascolto davvero “libero”.
Che sia segno di tempi lontani e mai dimenticati o
segno di una realtà alla quale, spesso, vogliamo sottrarci?
Altrorock Production anche questa volta ci ha visto bene.
Altrorock Production anche questa volta ci ha visto bene.
Buon ascolto allora.
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