Melodia, groove, atmosfere cangianti
si fondono su una struttura musicale che si presenta meticolosamente composta…è
così che si presenta questa band torinese giunta alla produzione del suo sesto
disco.
Se il principio alla base dei Syndone sin dalla
loro nascita è andare sempre oltre,
con Eros & Thanatos il gruppo di Torino è andato
ben al di là di quell’oltre. Basta ascoltare una sola volta questa loro ultima
produzione per rendersene conto.
Il percorso musicale proposto con questo Eros & Thanatos,
che si ispira al Cantico dei Cantici, è un
viaggio dell'essere umano tra le tensioni, le passioni e le emozioni, un
qualcosa di intensamente affascinante che ci richiama anche all’odierna realtà.
Quando questi elementi si fondono con la scienza, la ricerca,
l'etnomusicologia, la storia di territori violentati da millenni di guerre di
religione, il cocktail diventa letale così come lo è la musica di questa band
che ti giunge all’orecchio e ti fa, sin da subito, apprezzare il loro sound.
L’uso
dell’orchestra d’archi poi, apre nuovi percorsi a potenti sonorità che
diventano immediatamente interessanti. Inoltre l’uso dell’arabo e dell’ebraico
nel cantato di alcuni pezzi sottolineano che la genesi del disco sta proprio in
quel Cantico dei Cantici di cui accennavamo prima.
E non è assolutamente fuori da ogni logica anche
l’intervento chitarristico di Steve Hackett e del flauto di Ray Thomas il primo
presente su Cielo e fuoco, il secondo ne
L’urlo.
Abili nell'unire la continuità
stilistica con il perfezionamento e l'aggiunta di elementi nuovi, i
Syndone di Eros & Thanatos hanno qualcosa in più
rispetto alle precedenti produzioni, e
questo “qualcosa in più” si può chiamare tranquillamente “unità di stile” ,
compattezza, omogeneità sia di insieme che di forma.
Ad innalzare la qualità di questa ultima produzione, i nostri
piemontesi hanno dalla loro la presenza di un certo Ray Thomas, cantante e
flautista dei leggendari Moody Blues ed di un indiscusso Steve Hackett che
arriva con il suono della sua chitarra elettrica, strumento questo inserito per
la prima volta in un disco dei Syndone.
L'idea
tematica alla base di Eros & Thanatos trae spunto dalla lettura appassionata del
Cantico dei Cantici (ebraico shir hasshirìm), libro contenuto nella bibbia
ebraica (tanakh) e cristiana, una tematica che sposa l'interpretazione del
poeta, filosofo, scrittore, giornalista e drammaturgo Guido Ceronetti, torinese
come loro.
E si
spiegano bene, all’interno della consequenzialità dei pezzi, le riletture del Cantico
dei Cantici che fanno risalire il testo antico ad una raccolta di canti
tradizionali della Siria, praticati nell’antichità durante le cerimonie nuziali.
L’incontro
casuale, un anno fa, con il testo sacro e le sue riletture ha la fortuna di
aprire una porta segreta sulla riflessione tra i concetti di Amore e Morte, appunto Eros & Thanatos. Il tuffo
in quel mare di passione, di gioia e dolore fa “contaminare le mani” con
qualcosa di puro e, andando a fondo, ci porta ad osservare le fratture di una
terra attraversata nei secoli da fiumi di conoscenza e sofferenza.
Nonostante
però questi filosofici riferimenti, l’album è scevro da qualsiasi ideologia e
la musica scivola sapientemente in ogni contesto della narrazione.
Melodie ben congegnate, groove,
atmosfere mutevoli si fondono su una struttura musicale che si presenta
meticolosamente composta. Lo stile di questa
band, ottima a mio avviso, è il perfetto assemblaggio di tutti i componenti
chiamati davvero, come non succede spesso, a giocare il proprio ruolo nella
ovvia unitarietà del sound espresso. Come dire due più due fa quattro, e la
matematica non è un’opinione.
E
così, come nel Cantico non c’è una successione logica o temporale, anche tra i
brani di Eros & Thanatos avviene come nei sogni dove
non esiste (a volte) una relazione, e l’intercorrenza del tempo tra la prima e
l’ultima traccia, è allo stesso momento inizio e fine di un confronto tra
l’autore e un indefinito interlocutore. Ed è così che tra questi due ipotetici
ma filosofici punti si trovano le parole del Cantico, riproposte in ebraico, così
come quei riferimenti a poesie del medio oriente, una lode alla purezza delle
tensioni umane, alla loro disarmante sincerità, una sorta di preghiera laica,
un’accusa a chi tutto questo piega con violenza per il bene di pochi.
Contrariamente a quanto si potrebbe
pensare, l’album rivela sin dalle prime note un approccio al progressive assolutamente
avanguardistico. I suoni, a partire dal primo brano emergono puliti, con gli
strumenti che hanno tutti un ruolo ben preciso.
Quello che piace parecchio di questo
sesto album dei Syndone è quella sorta di “leggerezza prog” che lo pervade
anche nei passaggi più reconditi, una sottigliezza che impedisce a qualsiasi
sorta di cupezza di impadronirsi di un lavoro che, considerato il tema
trattato, si presterebbe eccome ad atmosfere pesanti ed oppressive.
Proprio
da questi solchi fioriscono quei poeti come Faraj Bayrakdar e Mahmud
Darwish, che con le parole sul dramma della prigionia e dell’esilio diventano
fonte di ulteriore ispirazione per le liriche che insieme al Cantico (nella
rilettura di Guido Ceronetti),
hanno alimentato il fuoco generatore dell’album.
“Tra
le pieghe del tempo, sotto una coltre cieca di giochi di potere, la terra
dell’acqua che brucia nasconde la cosa più pura, pura e incoerente come i sogni
che generano sogni”. E’ questo di sicuro l’epitaffio di tutto questo sesto
impegno della band torinese.
Il
lavoro, composto da undici tracce per un durata complessiva di cinquanta minuti
di progrock, esce per la Fanding Records che già due anni fa aveva pubblicato
anche il loro quinto Odysséas.
Syndone:
Nik Comoglio – all keyboards/pipe organ/orchestration
Riccardo Ruggeri –
vocal/backing vocals/vocoder/12 string ac.guitar/lyrics
Marta Caldara –
vibraphone/piano, mellotron
Gigi Rivetti – piano,
hammond, moog, electric piano, clavinet
Maurino Dellacqua –
bass/fretless/taurus bass
Martino Malacrida –
drums/percussions
Special Guests:
Ray Thomas: flute
in L’urlo nelle ossa
Steve Hackett: electric
guitar in Cielo di fuoco
Also featuring:
Tony De Gruttola: acoustic guitars
Pino Russo: classic
guitar/oud
Puntorec String
Orchestra
Conductor: Fabio
Gurian
Per acquistare
l’album: AltrOck
Per maggiori info: Syndone
Ufficio stampa:
Synpress44
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