Un gruppo capace di un prog-rock ben congegnato, a
volte influenzato da incursioni jazz-prog, che in poco tempo ha saputo
costruire una propria identità sonora.
Quando mi hanno proposto la recensione di Babylon mi
son subito chiesto se avessero per caso sbagliato indirizzo email.
Generalmente
le mail le leggo tutte dal mio cellulare, poi guardando il mittente mi son
detto che non era possibile, che tutto non era uno scherzo …. anzi, quella
email corrispondeva ad una richiesta ben precisa.Chi mi chiedeva di recensire questo lavoro, sa bene quanto io ami il prog ed in particolare “certo prog”. Ebbene, mi son messo al lavoro (sinceramente) dopo qualche giorno perché ho approfondito l’ascolto dei brani in modo maniacale, (il tempo mi ha insegnato che le cose più le ascolti più ne scopri angoli reconditi) e mi son reso conto che il gruppo che mi si proponeva, gli VIII Strada, lombardi, hanno una spaventosa forza propria, una sicurezza ed una padronanza musicale che ti colpisce.
Sia chiaro, il prog ha un suo fascino, ma uno come me
che vaga dall’underground al rock classico ma che è cresciuto con il mito degli Osanna, dei Trip, degli Yes, dei Velvet Underground, del Banco, sa bene che i lavori dei gruppi
progressive, il sound che ne viene fuori devi farlo proprio solo ascoltando
diverse volte il disco ed ogni volta percepisci nuove strutture, nuovi suoni,
nuovi intrecci … insomma tutto quel che serve per cogliere quello che fa del
progressive una musica ”unica”.
E veniamo a questo Babylon, secondo
lavoro degli VIII Strada: giunto dopo sei anni dal debutto ufficiale avvenuto
conLa leggenda della grande porta, il concept (perché di questo si tratta, infatti tutte le
composizioni ruotano attorno a un unico tema sviluppando complessivamente una
storia) composto di nove brani, può essere suddiviso in due suite di genere. La
musica di questi ragazzi lombardi, oltre ad un prog che ricorda altri tempi, è
a volte intrisa di sconfinamenti nel jazz prog come spesso accadeva a gruppi
come gli Area. E non è un caso se nelle esibizioni live degli VIII Strada a
volte ha partecipato anche Patrizio Fariselli membro fondatore degli Area.
Ma torniamo a Babylon i cui nove brani possono essere
divisi in due blocchi di genere.
Rispetto a La leggenda della grande porta, Babylon è tessuto progettualmente in modo
omogeneo con una narrazione musicale che esplode a sostegno di testi ben
concepiti e logici nella narrativa.
Di certo le ispirazioni che investono questo gruppo sono
rappresentate da mostri del prog come Banco, P.F.M., Ormee così via, ma le influenze musicali che si percepiscono ti
portano ad incrociare suoni anche alla Dream Theater; chitarre corpose alla continua ricerca di melodia,
arrangiamenti ben curati e momenti sinfonici che trasformano ad ogni ascolto i
pezzi che la band propone. E partiamo allora ad esaminare queste composizioni
che ci sono già entrate nelle orecchie:
Ombre cinesi, traccia prima di Babylon fa capire da subito quanto le
atmosfere proposte dagli VIII Strada siano oniriche; ed è la stessa copertina
ad anticipare la surrealità di questa immaginifica produzione. Il tam tam
ritmico di batteria e chitarra fa da base ad un corollario di suoni che
sfociano in virtuosismi progressive tipici di alcune band tricolori. La loro
musica è però anche marchiata da taluni sinfonismi che ci hanno colpito per
compattezza ed immediatezza, una musica caratterizzata da continui cambiamenti
di ritmo e sonorità che si mescolano tra prog sinfonico all’italiana e prog
metal di matrice americana. E se è vero che questo brano descrive lo stato
d’animo dei due protagonisti del concept, il gruppo merita le lodi per aver
saputo fatto “parlare la musica” (accade di rado statene certi).
Preludio a
Eclypse è il primo brano strumentale dove il prog sfocia in un
indubbio jazz rock fusion di apprezzabile ascolto. Alcuni passaggi ricordano
poi movimenti prog della prima Premiata e ciò fa capire quanto questo gruppo
lombardo abbia doti musicali apprezzabilissime. Un brano originale, fatto di
solidità ritmica e fraseggi strumentali che trasmettono a man bassa emozioni a
non finire. Non puoi che riascoltarlo infinite volte questo preludio, non ti
annoia di certo.
Eclipse
Anulaire riprendendo il precedente brano, è accentuato
dall’inserimento di un testo ben congegnato e dall’innesto di una chitarra
acustica che si presenta nella trama armonica del pezzo in modo soffuso,
anticipando movimenti prog sospesi tra cielo e terra. Ma è la chitarra
elettrica a cucire magnificamente un unicum con la voce, mentre spetta al
pianoforte giocare il ruolo di umile tessitore, lo strumento che più di ogni
altro dà una verve classica a questa eclissi che porta il protagonista del
concept ad essere al centro di un universo essenziale, percepibile e palpabile.
Insomma, rock tanto per intenderci.
Deguello parte con una scala armonica su un pianoforte che ricorda nei
tocchi alcune introduzioni alla Banco e l’atmosfera che se ne ricava è quella
di un brano che mette insieme diversi nomi: Locanda delle fate, Rovescio della
Medaglia….e tanto VIII Strada. L’atmosfera che permane ascoltando il brano è
che questo pezzo è fatto di un lirismo quasi struggente, musica per palati non
facili. Un brano, anche questo che va ascoltato e riascoltato per essere ben
assimilato.
1403, Storia
in Firenze è un inizio alla Litfiba (che con il prog non hanno molto in
comune) e ciò a significare la versatilità di questo gruppo che tra cieli neri,
strade scure e muri di voci pulsa di quel progressive che ci mancava da tanto,
troppo tempo forse. Il brano è condito anche da influenze dark ed è stato
scelto a giusta ragione per il promo del video dell’intero album.
Babylon parla di un malato di mente, e non a caso è il brano che dà
il titolo all’intero concept. Qui il malato si racconta, fa emergere
contemporaneamente un presente ed un passato tormentato. Forse qui c’è anche un
pizzico di autobiografico, ma si sa che i pazzi non sono dentro, anzi. Il pre
finale del brano poi non fa altro che ricongiungermi a certi movimenti tipici
degli Area o a certi tentativi di innestare la voce di un indimenticabile
Demetrio. Ecco la giusta dose di Babylon: prog-rock in apertura, jazz-rock in
chiusura. Scusate se è poco ma questa è maestria, e gli VIII Strada rendono
giustizia al grande progressive una volta dimenticato ma …. di ritorno (a dire
il vero per noi non se ne è mai andato).
Time of
Stardust; quando un brano parte a tutto rock capitano
sempre le sorprese, si perché i tempi da rock diventano jazz-rock ed in alcuni
momenti slow. Ed infatti, un tempo così breve, di appena due minuti bastano ad
introdurre la successiva Slow che prosegue nei meandri della mente del
protagonista.
Il brano sorprende molto per l’apertura riflessiva, ma è nella timbrica strumentale che si nasconde una vera e propria piece jazzistica.
Il brano sorprende molto per l’apertura riflessiva, ma è nella timbrica strumentale che si nasconde una vera e propria piece jazzistica.
Insomma, dal prog al jazz rock ad una sorta di fusion
classica con una Ninna Nanna che chiude l’intero lavoro di questa band. Il
brano, che sembra raccogliere gli elementi fondamentali dei precedenti che
compongono l’intero album, è intriso di classicismo, lirismo, jazz-rock e,
naturalmente progressive.
Giusto per capirci:
Babylon degli VIII Strada è un disco che non ti aspetti. Generalmente è raro
che dopo il primo lavoro le band facciano di nuovo centro. Non è certo il caso
di questi nostri lombardi che hanno rafforzato di molto le loro idee musicali.
Gli VIII Strada sono ottimi musicisti, qualitativamente completi ed in grado di
affrontare le prossime sfide cui sono destinati, l’etichetta che li ha
adottati, Altrorock, una delle più apprezzate al mondo per il rock
d’avanguardia, ha visto giusto.
Il prog rock della VIII
STRADA può essere ascoltato da chiunque. La trasparenza del suono e il muoversi
liberamente anche in altri generi possono appassionare anche i meno addentro a
certi generi.
Questi VIII Strada con la melodia, la chiarezza dei fraseggi e il loro rock progressivo fanno capire di essere pronti a nuove esperienze, pronti a spaziare verso un prog diverso.
Questi VIII Strada con la melodia, la chiarezza dei fraseggi e il loro rock progressivo fanno capire di essere pronti a nuove esperienze, pronti a spaziare verso un prog diverso.
La monotonia di certo
non sta dalla loro parte e scusate se mi permetto, ma musicisti così ce ne sono pochi in giro per lo stivale.
Altrorock, punto di
riferimento in Italia ma anche in USA, Giappone, Germania, ha visto giusto. Di
sicuro la Strada è quella, l’ottava.
Se
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Recensione scritta per Psycanprog il 9 febbraio 2016
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