Carlo Pasceri, musicista, ha
all’attivo quattro album solisti, più svariate collaborazioni con artisti
nazionali. Ha collaborato con diverse riviste di musica tra cui Ciao 2001, Fare
Musica e AXE Magazine. Per quest’ultima ha curato per oltre otto anni la sua
rubrica didattica, recensito dischi, testato strumenti musicali, scritto
approfondimenti storico-musicali specifici e trascritto musica. È docente di
corsi per “Esperto delle Tecniche di Costruzione e Gestione del Suono” e
“Tecnica Audio”. Nel 2011 è uscito il suo libro Tecnologia Musicale, edito da
Aracne Editrice. Dal 2013 collabora con il sito Jazzitalia.net pubblicando
periodicamente una serie di lezioni musicali. Ha inoltre pubblicato i libri
Musica ‘70, Supreme Kind of Brew, Piccolo Glossario Sinottico Musicale e
Viaggio all’interno della Musica. Ora per la collana Dischi da leggere ha
pubblicato la guida all’ascolto di RED, capolavoro dei King Crimson. Lo abbiamo contattato e ne è nata questa
intervista.
R.A. Red è il settimo album dei King Crimson, perché hai scelto di scrivere un libro proprio su quest’album. Già per molti neofiti questo genere di rock è di ascolto complesso.
Carlo Pasceri: Perché pur apprezzando le varie fasi e incarnazioni
dei KC, ritengo questa della trilogia ’73-’74 quella più feconda in assoluto, e
dei tre, Red è quello più accessibile e d’impatto, quindi credo eventualmente
più interessante per i lettori.
R.A.: Nell’introduzione al tuo libro hai scritto “il
rock è un tipo di laboratorio completamente aperto, permeabile a tutto e a
tutti”, poi inizi parlando di Fripp che manipola timbri e tempo. Da musicista
ci spieghi meglio come avviene una manipolazione strumentale?
Carlo Pasceri: Nelle linee guida del Rock, quello più alto, non ci
dovrebbero esser schemi, ossia quanti e quali tipologie di sequenze di accordi,
riff, ritmi, ecc., di velocità di esecuzione gamma di timbri e così via… ebbene
Fripp economizza, ottimizzando l’immissione di questi “dati” con un’elaborata
strategia sonora che tiene conto anche dell’uso dello studio di registrazione
con le sue molte facoltà ed effetti nel manipolare gli eventi sonori, sovente
ottenendo molto da poco.
R.A.: Tu affermavi in una vecchia intervista di vivere la
situazione italiana con rassegnazione ed amarezza, anche dal punto di vista
musicale. E’ cambiato qualcosa in questi ultimi anni almeno in campo musicale?
Carlo Pasceri: In peggio: non solo a livello squisitamente musicale,
ma anche la pubblicistica è peggiorata moltissimo, la stragrande maggioranza di
riviste e libri sono superficiali e approssimativi, non di rado con grossolani
errori sotto il profilo tecnico-musicale: ciò alimenta confusione e disinformazione
a tutti i livelli… Noi quotidianamente nel nostro piccolo con Dischi da
leggere, una pagina Facebook ove ci sono recensioni, informazioni, stimoli di
ascolto di tutti i generi musicali (fatto salvo la classica), e con i libri che
abbiamo periodicamente pubblicato, tentiamo di arginare questa non edificante
situazione. E voglio ricordare che tutto questo è frutto del progetto e
realizzazione di una persona grandemente colta e appassionata di musica:
Antonio Lisi.
R.A.: Torniamo a Red. Questo disco è un lavoro che ha
massicciamente influenzato tutta la discografia successiva dei King Crimson
creando una sorta d’unione tra la produzione degli anni ’70 e quella dei
successivi. Quanto secondo te quest’album ne ha influenzato i seguenti?
Carlo Pasceri: Non riscontro tutto questo legame e quindi influenza
di Red con i successivi dischi. Tutto sommato meglio così, si sono ripetuti di
meno… Naturalmente ci sono delle assonanze, ma credo abbiano trovato molti
spunti in altre cose della musica che girava loro intorno nei vari anni che si
sono succeduti.
R.A.: Tu parli delle produzioni dei King Crimson come di uno
schema precostituito. Ce lo spieghi meglio?
Carlo Pasceri: Mi riferivo soprattutto ai primi quattro dischi:
basilarmente si tratta di produzioni che hanno denominatori comuni e piuttosto
semplici: riff, motivi melodici e cadenze r&b e Blues (ma con assoli che
esulano quel linguaggio), inframezzati da alcuni pezzi lenti piuttosto scontati
che si rifanno a un linguaggio antico barocco-patetico, e qualche pezzetto
free; il tutto molto ben definito nella distribuzione delle varie parti e
suonato con moltissima maestria, con importanti quote di libertà da parte dei
musicisti coinvolti, pertanto d’individualizzazione, donando a questi semplici
e scontati schemi quarti di nobiltà per una almeno parziale originalità che
alla fine è espressa. Inoltre rielabora parti delle sue stesse composizioni
riponendole ogni volta, come ho svelato nel libro Dischi da leggere – King
Crimson: Red, e inserisce altrui famosi motivi melodici, lo ha fatto con Moody
blues e i Beatles diffusamente, Missione impossibile, Mars di Holst, Fronte del
porto di Bernstein, Sonata per pianoforte di Prokofiev…
R.A.: Sempre nel tuo libro affermi che i King Crimson sono
diventati una surreale antitesi del rock: molta organizzazione, poco disordine,
schema e caos. Anche qui l’appellativo è lo stesso, spiegacelo.
Carlo Pasceri: E’ un po’ la conseguenza di quanto detto nella
risposta precedente, fino a Islands il percorso dei KC è formato
prevalentemente da patinati materiali r&b e adagi barocchi, ordine e
disordine schematizzati, sovente contrapposti nell’arco dei brani e dei dischi
stessi, tutto reso ancor più lussuoso e levigato dagli eccellenti contributi
dei musicisti con interventi pulitissimi e suoni raffinati: molto strano nel
rock operare così!
R.A.: Secondo te, nella trilogia composta da Larks Tongues
In Aspic del 1973, Starless and Bible Black del 1974 e Red sempre dello stesso
anno, vi è una sorta di libertà vigilata dall’intelligenza musicale di tutti i
componenti la band. Fripp, la mente, fa parte di un gruppo insieme ad altre
“menti”. Ma sono diventati autarchici e ristrutturano programmaticamente il
rock. Ecco, ci spieghi meglio questa fase viscerale dei King Crimson?
Carlo Pasceri: Viscerale perché finalmente Fripp ha iniziato a stare
e far stare i suoi compagni più a briglia sciolta, più rock, più sporco e
sudato, ma allo stesso tempo ha allargato moltissimo lo spettro sia come
materiali compositivi abbandonando quelle scontate strutture r&b e adagetti
barocchi e il tutto (o quasi) rigorosamente “dritto” e in 4/4, in favore di una
grande creatività sotto tutti i punti di vista, anche nelle improvvisazioni
personali e collettive, innalzando, e di molto, il tasso di complessità e di
evoluzione.
R.A.: Questi tre album sono l’uno la continuazione
dell’altro, quasi un triplo disco di cui Red rappresenta la massima evoluzione.
Fripp lo sa e scioglie i KC subito dopo l’uscita dell’album. Se mai riuscito a
comprendere perché accadde questo?
Carlo Pasceri: Sono d’accordo con te che questi tre album siano
legati e quindi uno la continuazione dell’altro, ma ritengo ci sia stata una
parabola, pertanto Red non la massima evoluzione; casomai il massimo riepilogo
dei KC di quell’epoca. Posso solo ipotizzare che Fripp abbia sciolto il gruppo
appunto perché loro insieme avevano dato già tutto quello che potevano dare, e
che Red, per quanto sia un grandissimo disco, sia frutto di una crisi… Forse
per il Fripp dell’epoca ciò non era accettabile.
R.A.: Per Red, tu parli di un Fripp che satura i suoni,
doppia lo strumento, addirittura lo triplica aumentando in questo modo
l’impatto scenico della band. Tecnicamente ci spieghi meglio come avviene ciò?
Carlo Pasceri: Da Larks’ Fripp ha orientato il sound della band
sempre più verso un’aggressività di stampo cordofono. Mai così potente e
abrasivo il suono del basso, inoltre un violino elettrificato e filtrato di
certo non è un flauto o una cornetta riverberata… E naturalmente anche lui ha
sofisticato sempre più i suoi timbri: prima o quelli distorti con il fuzz per
gli assoli e temi, o puliti se non addirittura acustici, poche vie di mezzo
(quelli semidistorti cosiddetti “crunch”), da qui ha sempre usato massicciamente
la distorsione per fini espressivi, talvolta sovrapponendosi in studio cioè
registrando una stessa parte (o più raramente una complementare) e
distribuendola nel panorama stereo, dunque aumentando il fronte sonoro, un po’
come avviene con i cori.
R.A.: La title track, Red, diventò ben presto uno dei
simboli live del gruppo mentre Starless, relegata a chiusura dell’album, è
diventato un brano epico dove Fripp si diletta con il mellotron. Ecco,
ascoltando altri lavori di band progressive, il mellotron di Fripp sempre
proprio non avere eguali come produzione sonora. Che ne pensi?
Carlo Pasceri: Può esser percepito così forse semplicemente perché
loro a differenza di tutti gli altri gruppi non hanno mai avuto un vero e
proprio tastierista e quindi grandi parti di tastiere, pertanto quando è
suonato risalta in modo diverso…
R.A.: I King Crimson sono stati precursori non solo di un
certo rock. Leggendo il tuo libro ho avuto la conferma su ciò che pensavo
rispetti a gruppi come Pink Floyd o altri di tal genere. Secondo te è
importante per il rock in genere che, dopo anni di oscurantismo, vi sia un
certo ritorno ad un prog più ricercato?
Carlo Pasceri: Come ho scritto diffusamente nell’introduzione del mio
libro MUSICA ’70, ove ripercorro in modi vari gran parte della musica di quel
decennio più importante per lo sviluppo del rock e dintorni, trovo che questa
riscoperta sia una bella cosa, tuttavia dovrebbe essere il punto di partenza
per svilupparsi e andare oltre, invece è diventato il punto di partenza per
invilupparsi e tornare indietro.
R.A.: Nel tuo libro KING CRIMSON – RED parli di artisti
eurocentrici come gli unici ad aver operato una sintesi musicale della quale
molti se ne sono appropriati. Citi nomi come i VDGG ed altri di italiani come
Banco, Orme, Perigeo. Ma la storia, spesso ci restituisce cose da non crederci.
Quali, secondo te sono i gruppi italiani e stranieri che vale la pena di
seguire perché contengono tutte le peculiarità prog, se secondo te ce ne sono?
Carlo Pasceri: La “virtuosa” sintesi degli eurocentrici è quella
operata unicamente tra musica classica e canzone rock, non per questo deve
essere un modello, o peggio IL modello, anzi… Comunque reputo sopravvalutato il
concetto prog e sottovalutato quello più schiettamente rock, la quintessenza
del concetto evolutivo del rock (che ritengo essere concettualmente il genere
di musica più totale, più libero) non passa necessariamente per gli stilemi
prog, se per prog intendiamo Genesis, VDGG, Yes ecc. Certamente se intendiamo
per prog pure Area e Perigeo, Klaus Schulze e Stomu Yamashtha, Santana e
McLaughlin ecc., allora il discorso cambia ma si fa molto più confuso. Anche
questo tema l’ho diffusamente affrontato, nella corposa appendice al libro
dedicato a Red dei King Crimson.
R.A.: Red è di certo un disco “rock” anzi lo potremmo
definire “il rock dei King Crimson” o il rock del signor Fripp?
Carlo Pasceri: Beh, sicuramente essendo Fripp il capo certamente a
lui dobbiamo in prima istanza riferirci; però credo che gli altri, tutti,
abbiano fornito un contributo preziosissimo, infatti, successivamente un
equilibrio così (e intendo di tutta la trilogia partendo da Larks’) tra
composizione, improvvisazione, sperimentazione, accattivanti e originali riff e
soluzioni, grinta e raffinatezza, ritengo non l’abbiano più raggiunto.
R.A.: Un’ultima domanda: dal tuo libro su RED mi sembra che
il lavoro dei King Crimson produca un disco compatto, granitico, quasi
cerebrale ma allo stesso tempo potente. Ma la musica dei KC ha fondamentalmente
eliminato le venature blues dal rock (infatti lo stile e la tecnica frippiana è
lontana anni luce da quella blues) sostituendole con la moderna tradizione
sinfonica europea, mentre per la parte di influenza d’oltre oceano, è il jazz
invece ad esserne il fulcro. Da musicista che spiegazione puoi darci?
Carlo Pasceri: I suoni usati, incisivi e potenti, il suonato,
assolutamente grintoso e precisissimo nelle articolazioni e dinamiche,
prescinde il materiale musicale, ancor più quello blues che è molto ripetitivo:
grinta, potenza, ingegno e varietà non sono in antitesi tra loro… “Si può esser
musicisti rock senza censurare la propria intelligenza”. Lo ha dichiarato
all’epoca Fripp; e lui e i suoi amici lo hanno dimostrato.
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